A.
-- La vedo da poco tempo. Viene da me regolarmente, è una persona
con una grande capacità di attivare un "occhio interno",
cioè di vedersi per ciò che è, che sente, e riflette
e avanza molto da sola tra una seduta e l'altra.
12
febbraio 2001
Sogna
di andare in ospedale, c'è la madre ricoverata. Passa per luoghi
che le ricordano me o le conferenze sugli Ufo. Le sembra di essere
sola. Si ricorda di aver dimenticato di avvertire E., che sta con
l'anziana zia quando lei non c'è.
Quando arriva in ospedale vede G. e A., due conoscenti svizzeri. (
)
Una sua cugina infermiera le vende un'auto, usata ma come nuova. A.
deve restituire alla cugina i soldi che le ha prestato. Le fa un assegno
su carta millimetrata, e A., guardando il tipo di carta, si rende
conto che non è valido. Si sente molto agitata.
Prima di aprire gli occhi, vede la sua camera, e vede dei piccoli
uomini sulle pareti della camera, come se arrivassero dall'armadio.
C'è luminosità come se avesse l'abat-jour acceso, una
luce giallognola che diventa ambrata sull'armadio. Pensa: "adesso
mi sveglio e non li vedo più". Apre gli occhi e vede la
stessa scena, sempre con la luce.
Allora cerca la luce sul comodino e l'accende.
Mi
racconta che in quello stato, a occhi ancora chiusi, tutto è
molto più nitido, la mente è molto più libera,
la coscienza è molto presente; è una situazione che
non accade mai nello stato di coscienza.
Dice che gli omini sono come quelli del film "Incontri Ravvicinati",
ma sono più filiformi.
Non è la prima volta che le succede, l'episodio che ricorda
però è diverso.
Stava
dormendo e sentiva una presenza. Si gira di lato - dentro questo sogno
che non è un sogno - e guarda: si sente osservata. E' un "grigio"
che la guarda con due occhi profondi, e telepaticamente le dice: "non
aver paura". Ha la pelle di un colore blu elettrico-viola. Lo
vede con le braccia aperte, ma non vede le mani e le dita, ed è
più grosso di quelli dell'ultimo sogno. E' consistente, lei
ha un vissuto di contatto con un essere materiale. E' sempre avvolto
nella stessa luce giallognola.
Fa uno sforzo e si sveglia: lo vede. Accende la luce.
Intorno a lei tutto dorme, compresi i cani che si agitano subito quando
lei solo si muove.
Mi
dice che è stanca di queste cose.
Premetto
che in questo sito troveranno posto solo i sogni o le situazioni per
i quali mi è stato dato specifico permesso di violare la segretezza
che la professione mi impone. A. ha autorizzato la divulgazione della
sua storia"se questo può essere di aiuto ad altri".
E' solo con questa specificità di intenti che quindi deciderò
di veicolare alcune parti dei casi che mi è capitato di incontrare
e su cui ho lavorato.
E' importante premettere che le persone che arrivano da me, perché
hanno ricordi precisi o solo sensazioni che riguardano il campo degli
Incontri Ravvicinati, sono "prese in carico" - come si dice
in gergo tecnico - perché hanno soprattutto la necessità
di esplorare se stessi.
Non mi è mai capitato di vedere una sola di queste persone
che non avesse, dichiarata o latente, la grande paura di essere pazza.
E' quindi sempre necessario iniziare da capo, inquadrando il soggetto
all'interno della sua vita e delle sue scelte, precisando un obiettivo
e rassicurandolo circa la congruità delle varie parti dei suoi
vissuti.
Il test del disegno della figura intera di Delia Cazeaux (1),
assolutamente geniale nel suo genere, mi consente da molti anni di
valutare in poche decine di minuti il grado di percezione di sé
che il soggetto ha, se soffre di disturbi della personalità
e di che tipo (mi permette, soprattutto, di stabilire la tenuta dell'Io)
e un'altra miriade di cose che hanno a che fare con il suo modo di
stare al mondo, in pubblico e in privato. Il test non è invasivo
ma, anzi, rassicurante per il soggetto, perché lui stesso contribuisce
a leggerlo e interpretarlo. Inoltre, ripetuto nel tempo, dà
a entrambi la possibilità di osservare i cambiamenti avvenuti.
Posta questa premessa - che andrà tenuta sempre presente -
si possono esplorare le cose che riporterò qui con la certezza,
suffragata anche dalla continuità del rapporto, che le esperienze
raccontate non appartengono a personalità disturbate nel profondo,
potendo sicuramente escludere casi di psicosi.
Il
sogno di A. inizia quindi con dei riferimenti labili agli Ufo e a
un fatto importante: aver dimenticato di avvertire una persona che,
nella vita reale, "fa la guardia". Le sue parole ci dicono
che sta succedendo qualcosa senza che lei abbia una qualsivoglia protezione.
In questa parte iniziale il sogno sembra essere un normalissimo sogno,
dentro cui avvengono delle cose. Ma già qui la sensazione,
anche nell'ascoltarlo, è di disagio. Si parla di ospedali
e, soprattutto, manca un correlato simbolico di quanto avviene. E'
una rappresentazione di qualcosa che potrebbe anche essere vero e,
quindi, dato che lo scopo del sogno che viene ricordato è invece
quello di puntualizzare qualcosa di importante, sembra una sorta di
"intervallo" televisivo.
Un episodio nella frangia finale della prima parte introduce a quanto
sta avvenendo. A. paga con qualcosa di falso, che non è valido,
che è molto incongruo: carta millimetrata. Una sorta
di sistema d'allarme interno è rimasto finalmente libero e
scatta: al senso di grande ansia succede una caduta dello schermo
psicologico, e A. "vede" la parte finale di quello che sta
accadendo, in una situazione che non è un sogno, non è
un'allucinazione ipnagogica, e che è breve abbastanza per confondere
le idee ma intenso e bizzarro a sufficienza per rimanere bene impresso.
Sul resto non farò commenti, l'anedottica dei casi di IR4 è
ricchissima di particolari simili a questi descritti - sulla vera
natura dei quali (vero aspetto degli esseri, loro consistenza, loro
modalità di intrusione) la nostra conoscenza è pressoché
in alto mare.
L'unica cosa certa è che questo tipo di sogni non si vede nella
normale clinica e non si vede nel corso dei percorsi analitici che
hanno fatto la storia e la prassi delle varie scuole. Sono sogni che
perdono la caratteristica tridimensionale e sembrano piatti. Troppo
piatti per essere solo sogni.
(1)
- S.Cantaroni, D.Cazeaux - "Nessuno è perfetto"
- Sperling e Kupfer Editori, 2003
Il libro è stato scritto in forma divulgativa, ma esiste un
gruppo di psicoterapeuti che ha approfondito e ampliato con Delia
Cazeaux l'uso clinico del suo Metodo di Integrazione Somato-Emozionale.
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Giulia
d'Ambrosio
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